L’epilessia a esordio nell’età avanzata ha sempre un’origine sconosciuta?
Nella gestione dei pazienti affetti da epilessia a origine non nota (LOUE), che occupano una discreta porzione della popolazione con epilessia, è necessario affrontare l’aspetto “inspiegabile” di questa malattia, e valutare una serie di screening, indagando rispettivamente il rischio vascolare, di OSA (Apnea Ostruttiva del Sonno) e di declino cognitivo.
Se dovessimo, infatti, rappresentare graficamente l’incidenza dell’epilessia rispetto all’età, questa si presenterebbe con la tipica forma “a U”: i valori più elevati si raggiungono a partire dall’età di 50 anni di età.
Più nello specifico, l’incidenza: è di 55/100mila persone-anno nella fascia di età compresa tra i 65 e
i 69 anni, aumenta a 88 per le età comprese tra i 70 e i 74 anni, aumenta ulteriormente fino a raggiungere
111/100mila per le età comprese tra i 75 e i 79 anni.
I dati di prevalenza risultano pari a:
- 1,5% all’età di 75 anni, cioè il doppio rispetto alle giovani età;
- 7,7% nei residenti delle case di cura.
Da sottolineare inoltre che l’epilessia negli anziani è anche associata:
- a un raddoppio della mortalità rispetto ai controlli sani;
- a un peggioramento delle prestazioni cognitive, in particolare della memoria e della funzione esecutiva;
- a un notevole impatto su pazienti, caregiver e sistema sanitario, che non potrà che aumentare nei prossimi anni.
Le più comuni eziologie identificabili dell’ epilessia negli anziani comprendono le malattie cerebrovascolari, i tumori e le malattie neurodegenerative; tuttavia, una percentuale significativa non ha una causa identificabile e riceve la diagnosi di epilessia a esordio tardivo di origine sconosciuta (LOUE), che rende conto del 25-50% delle diagnosi. Questa condizione tende ad assorbire maggiori risorse sanitarie rispetto alle altre forme, in termini anche di ricoveri medici e psichiatrici più frequenti rispetto ai controlli senza epilessia.
I potenziali meccanismi fisiopatologici legati all’ invecchiamento che potrebbero portare alla LOUE, sono rappresentati da:
- malattia dei piccoli vasi cerebrali;
- accumulo di beta amiloide (invecchiamento);
- accumulo di tau iperfosforilata (invecchiamento);
- apnea ostruttiva del sonno (OSA).
Per quanto concerne l’associazione tra condizioni cerebrovascolari e sviluppo di epilessia a insorgenza tardiva (LOUE), i dati disponibili mostrano che:
- i fattori di rischio cardiovascolare (iperlipidemia, ipertrofia ventricolare, diabete, ipertensione e fumo) sono collegati allo sviluppo di LOUE;
- l’ ictus è l’ eziologia più comunemente identificabile di LOUE;
- la malattia cerebrovascolare occulta potrebbe essere la principale responsabile LOUE.
Con l’ invecchiamento, in più della metà degli adulti anziani cognitivamente normali si verifica un accumulo cerebrale di portata variabile delle proteine patologiche amiloide β 42 e p-tau. Questa patologia è risultata associata a deficit di attenzione, funzionamento esecutivo e deficit della memoria episodica. A sottolineare l’importanza di questi dati sono le rilevazioni che:
- l’ epilessia del lobo temporale è la forma più comune di epilessia negli adulti anziani;
- la LOUE è ora riconosciuta come una presentazione di diverse malattie neurodegenerative, in particolare dell’Alzheimer in un’alta percentuale di casi, le crisi epilettiche precedono o coincidono con la diagnosi di MCI (deterioramento cognitivo lieve) o demenza di Alzheimer.
Da ultimo i dati disponibili in letteratura sull’ apnea ostruttiva del sonno (OSA) sottolineano la sua correlazione con l’epilessia e in generale con altri disturbi neuropsichiatrici e si possono così riassumere:
▪ l’OSA ha un’alta prevalenza nella terza età;
▪ il 50% circa ha un’OSA lieve;
▪ il 20% circa ha un’OSA moderata;
▪ l’OSA può avere un impatto sull’efficienza cognitiva complessiva, in particolare nei domini della memoria e della velocità di elaborazione;
▪ la correlazione con l’epilessia è bidirezionale;
▪ i soggetti con epilessia hanno tassi di OSA doppi rispetto ai controlli sani;
▪ i pazienti con OSA hanno una probabilità 1,5 volte maggiore di sviluppare l’ epilessia;
▪ il trattamento delle OSA nell’ epilessia riduce le scariche epilettiformi interictali e la frequenza delle crisi;
▪ l’OSA non trattata può essere correlata a una diffusa atrofia corticale e sottocorticale, cambiamenti reversibili con il trattamento con la pressione positiva continua delle vie aeree .
È poi da segnalare che le malattie cerebrovascolari, le proteinopatie che danno neurodegenerazione e OSA sono spesso condizioni concomitanti, date le reciproche interazioni e i fattori di rischio simili.
Per quanto riguarda il trattamento,, questo ha diversi indirizzi strategici:
▪ occorrono farmaci anticrisi ben tollerati negli anziani, con interazioni farmacologiche minime e occorre considerare quanto essere aggressivi con le anomalie epilettiformi interictali, data la loro associazione con un declino cognitivo accelerato;
▪ è plausibile che si possa modulare l’attività convulsiva trattando le patologie sottostanti;
▪ i trattamenti anti-amiloide non hanno avuto successo nell’Alzheimer, ma ci sono stati altri progressi che potrebbero avere come target l’amiloide nella malattia cerebrovascolare;
▪ sono disponibili o in fase di sviluppo numerosi target terapeutici proprio per la malattia cerebrovascolare;
▪ terapia antiaggregante;
▪ agenti immunosoppressivi;
▪ agenti ipolipemizzanti;
▪ modulazione endoteliale;
▪ aumento dell’ ossido nitrico;
▪ vitamine
▪ I trattamenti dietetici, come la dieta chetogenica, hanno avuto successo nell’ epilessia e sono un potenziale trattamento nelle condizioni neurodegenerative;
▪ anche altri approcci antinfiammatori sono interessanti, dato che la neuroinfiammazione sembra essere un legame comune tra le diverse patologie;
▪ le attuali opzioni di trattamento per le OSA non sono talvolta ben tollerate dai pazienti e si stanno attualmente esplorando opzioni farmacologiche;
Per concludere occorre sempre di più un approccio interdisciplinare e su più fronti: Il trattamento dei fattori di rischio vascolare e dell’OSA con pressione positiva continua delle vie aeree sono strategie che possono ridurre il rischio di LOUE. I progressi nel neuroimaging e nell’ identificazione dei biomarcatori del liquor e del siero permetteranno di comprendere meglio il contributo delle diverse patologie neurodegenerative alla malattia.
Da ultimo le opzioni terapeutiche comprendono già farmaci antiepilettici, che in questa fascia d’ età devono essere necessariamente farmaci ben tollerati.
Da Braincity, 28/09/2023.