Covid-19, quali sono gli effetti della quarantena sulla salute mentale?
La pandemia di Covid-19 ha costretto molti governi ad adottare misure restrittive per contenere i contagi, comprese restrizioni alla libertà di movimento di milioni di individui.
Dato il rapido avanzamento della pandemia, l’imposizione di misure di quarantena ̶ uno strumento che in passato è stato già utilizzato, come nel caso di focolai di SARS, MERS, Ebola, influenza equina e altri ̶ si reso necessario.
Le quarantene attuali e passate sono ampiamente caratterizzate da misure simili di restrizioni di movimento e isolamento sociale, che variano in lunghezza (per esempio, settimane, mesi) e grado di restrizioni (chiusura di attività sociali, isolamento a livello nazionale), con gravi conseguenze in diversi ambiti della vita quotidiana (economico, relazionale, hobby, eventi ricreativi).
Nonostante queste misure si rivelino efficaci nel contenimento dei contagi, il loro effetto sulla salute mentale della popolazione su cui sono imposte non è ancora chiaro, anche se esistono già diversi studi che sottolineano i rischi di disordini psicologici derivanti dalla quarantena prolungata.
Attraverso un nuovo studio “What Will Be the Impact of the COVID-19 Quarantine on Psychological Distress? Considerations Based on a Systematic Review of Pandemic Outbreaks”, gli autori* intendono condurre una review della ricerca empirica riguardante la valutazione degli indici di salute mentale (per esempio, distress psicologico generale, sintomi depressivi, post-traumatici e ansiosi) durante le attuali misure di quarantena della pandemia Covid-19.
Inoltre, questa revisione mira a includere prove relative ad altre infezioni pandemiche la cui gestione ha richiesto l’imposizione di simili misure restrittive, al fine di generalizzare i possibili effetti delle misure di quarantena sulla salute mentale, indipendentemente dalla malattia, dalla durata del periodo di contenimento e dalla cultura.
Nel complesso, l’attuale revisione sistematica mira a porre le basi empiriche per la pianificazione di adeguati interventi di salute pubblica, in particolare quelli psicologici, considerando le reali esigenze della popolazione.
Il totale dei soggetti presi in esame, attraverso i 21 studi indipendenti analizzati, è di 82.312. Di questi:
- fino al 20% ha riportato livelli clinicamente significativi di distress psicologico durante e dopo le infezioni pandemiche che hanno richiesto interventi di contenimento della quarantena;
- circa il 21% ha riportato sintomi da stress post traumatico (o PTSD, dall’inglese Post Traumatic Stress Disorder);
- il 22,69% degli individui ha evidenziato sintomi clinicamente rilevanti di depressione;
- circa il 16,16% ha riportato sintomi di ansia.
Per maggiori informazioni consultare lo studio completo, disponibile in inglese a questo indirizzo.
* Marco Cavicchioli (Dipartimento di Psicologia, Università “Vita-Salute San Raffaele”), Roberta Ferrucci (Asst SS.Paolo e Carlo, Ospedale S.Paolo), Matteo Guidetti (Centro di ricerca coordinata “Aldo Ravelli” dell’Università degli Studi di Milano), Maria Paola Canevini (Asst SS.Paolo e Carlo, Ospedale S.Paolo), Gabriella Pravettoni (Istituto Europeo di Oncologia, Milano) e Federica Galli (Asst SS.Paolo e Carlo, Ospedale S.Paolo).