Le epilessie dell’anziano

Le epilessie dell’anziano esordiscono in genere dai 60 ai 65 anni. Possono essere considerate delle entità distinte, perché hanno caratteristiche cliniche ed eziologie diverse. Inoltre, in una considerevole percentuale di queste patologie, non può essere identificata una causa specifica.
La loro incidenza cresce con l’aumentare dell’età: la loro prevalenza, considerando i soggetti dai 75 anni in poi, è pressoché doppia rispetto a quella dei giovani adulti. Negli ambulatori di epilettologia sta diventando la tipologia di paziente che si incontra più frequentemente: negli ultimi 15 anni è quintuplicata.

LORO CAUSE: le cause prevalenti sono quelle strutturali, cioè danni cerebrali dovuti a ictus, neoplasie, traumi o malattie degenerative, quali l’Alzheimer (13%), anche se, come già sottolineato, in una buona parte, le cause non sono rintracciabili.

LORO DIFFICOLTÀ DIAGNOSTICHE: alcune sono legate all’invecchiamento in se stesso, dato che i pazienti mostrano più difficoltà a fornire una descrizione delle crisi, per ridotte performance cognitive, o perché spesso hanno una vita sociale meno attiva, con una ridotta possibilità di avere testimonianze oggettive delle crisi. Molti soggetti non vengono curati da specialisti che abbiano competenze adeguate e molti hanno comorbidità di vario tipo, che possono complicare ulteriormente la fase diagnostica.

La situazione è complicata ulteriormente da:

SINTOMI POCO ELOQUENTI: le crisi hanno sintomi soggettivi, o, talora, solo confusionali, che possono essere interpretati come parte di una patologia concomitante, o di un incipiente o conclamato decadimento cognitivo.

PROBLEMI TERAPEUTICI: sono rappresentati dalle variazioni farmacocinetiche dell’invecchiamento, che riguardano il metabolismo epatico, la funzionalità renale, la distribuzione nel comparto ematico, e dalle variazioni farmacodinamiche, come la riduzione dei recettori, le alterazioni neurotrasmettitoriali e la maggior sensibilità agli eventi avversi, che restringono alquanto la finestra terapeutica, oltre alla presenza di disturbi comportamentali.
Per gli strumenti diagnostici, al di là dei consueti accertamenti, assumono un rilievo particolare le valutazioni neuropsicologiche ripetute, e l’EEG, da effettuarsi per un tempo prolungato di 24 ore. Da quanto esaminato, si può, pertanto, dedurre che anche la terapia farmacologica richieda una attenzione particolare.