La telemedicina nella diagnosi e cura dell’epilessia: le tecnologie digitali favoriscono l’accesso all’assistenza sanitaria

Il ricorso alla telemedicina per l’assistenza dei pazienti con epilessia sta diventando sempre più frequente, anche a causa delle limitazioni agli spostamenti e alle interazioni sociali imposte per far fronte all’epidemia di Covid-19.

Al netto della situazione emergenziale, il ricorso alle tecnologie digitali nella diagnosi e nella cura dell’epilessia può aiutare a superare alcune delle barriere che molte persone, ancora oggi, si trovano ad affrontare nell’accesso alle cure mediche.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Banca Mondiale, metà della popolazione mondiale non ha accesso a cure sanitarie essenziali (dati del 2017). Diversi sono i fattori che contribuiscono a questa situazione, tra cui la mancanza di risorse economiche, ma anche di un numero insufficiente di medici specializzati e costi elevati per chi deve sostenere viaggi più lunghi per usufruire dei servizi sanitari.

In tale contesto, l’utilizzo di tecnologie digitali per fornire assistenza sanitaria (o telemedicina) è un valido strumento per la costruzione di sistemi sanitari più sostenibili e resilienti, come evidenziato dallo studio “Bridging the healthcare gap: Building the case for epilepsy virtual clinics in the current healthcare environment”.

Lo studio sottolinea che le cliniche virtuali possono fornire una risposta olistica alle sfide e alle pressioni che i sistemi sanitari si trovano ad affrontare. Infatti, le cliniche virtuali (dove l’interazione “faccia a faccia” è sostituita da consulti telefonici o tramite videoconferenze e strumenti appositi di telemedicina) possono essere utilizzate, al fine di ricevere una diagnosi, effettuare controlli, ricevere un consulto o un’indicazione terapeutica.

Uno strumento che può essere di grande aiuto nell’assistenza di pazienti con epilessia, dove il numero di persone coinvolte (oltre 50 milioni a livello globale, con 2,4 milioni di persone in più ogni anno), la necessità di visite di follow-up regolari e la mancanza di medici specialisti può rendere difficoltosa l’assistenza ai pazienti.

Inoltre, secondo i dati riportati dallo studio, l’80% delle persone affette da epilessia vive in Paesi con reddito medio-basso, con un tasso di crescita elevato: se nei Paesi ad alto reddito si segnalano tra i 30 e i 50 nuovi casi di epilessia per 100.000 persone all’anno, si ritiene che la cifra nei Paesi con reddito medio-basso sia fino a due volte superiore.

Si tratta di pazienti che hanno bisogno di un’attenzione elevata: secondo la risoluzione della 68a Assemblea Mondiale della Sanità sulla Lotta globale contro l’epilessia, le persone affette da epilessia hanno bisogno di essere meglio collegate con fornitori di assistenza sanitaria esperti e di un migliore accesso alle cure. Proprio in questo campo, quindi, l’utilizzo della telemedicina può incidere significativamente: lo studio sopra citato ha evidenziato un tasso di soddisfazione per i pazienti con epilessia che hanno usufruito di strumenti di telemedicina del 90%, con una riduzione della durata delle visite di follow-up del 33%.

I servizi di telemedicina nell’assistenza ai pazienti con epilessia

Il monitoraggio e l’interpretazione a distanza dei risultati dell’elettroencefalogramma per la diagnosi dell’epilessia è una delle forme più comuni di teleneurologia, ed è dimostrato che si tratta di metodo pratico, sicuro ed efficace per fornire una diagnosi in contesti in cui non è disponibile un neurofisiologo clinico locale o un epilettologo.

Nelle cliniche virtuali, questo concetto viene portato a un livello successivo, attraverso la fornitura di strumenti per il monitoraggio dell’attività cerebrale al paziente, spostando così il processo diagnostico dall’ospedale alla casa.

I benefici sono molteplici: poiché i pazienti possono indossare il dispositivo per lunghi periodi di tempo, i medici possono effettivamente esaminare dati più utili prima, durante e dopo un evento di crisi. Inoltre, la registrazione avviene in un ambiente sicuro e familiare per il paziente, il che aumenta la possibilità di raccogliere dati di maggior rendimento. Il coinvolgimento del paziente nel monitoraggio dei dati promuove, inoltre, una maggiore conoscenza e consapevolezza della malattia.

In aggiunta ai servizi diagnostici, la telemedicina può essere utilizzata anche per la prescrizione di farmaci, velocizzando il processo e limitando gli spostamenti. Un vantaggio non trascurabile, soprattutto in questo momento, dove è consigliabile (e in alcuni casi imposto da normative nazionali) ridurre le interazioni sociali.

La pandemia ha accelerato il ricorso alla telemedicina per la cura dei pazienti con epilessia

La pandemia di Covid-19 ha accelerato il ricorso alla telemedicina per l’assistenza medica ai pazienti con epilessia e per la formazione dei medici specialisti: questi i risultati di un’indagine internazionale che ha coinvolto 35 Paesi presentata per la prima volta in Italia in occasione del Simposio “Dall’esperienza all’evidenza clinica: alla scoperta di nuove sinergie”, nell’ambito del 43° Congresso Nazionale LICE (Lega Italiana contro l’Epilessia).

Dall’indagine è emerso che durante la prima ondata della pandemia (febbraio – luglio 2020), l’83% degli epilettologi, neurologi e neuropsichiatri infantili ha fatto ricorso a strumenti digitali per l’assistenza ai pazienti. Per l’84,6%, coinvolto in attività accademiche, ha fatto ricorso alla didattica a distanza. Anche i convegni e le conferenze in programma in questi mesi si sono svolti, necessariamente, in modalità virtuale. Il giudizio sull’esperienza complessiva è stato positivo: il 67,1% degli intervistati, infatti, si è espresso positivamente sull’utilizzo degli strumenti digitali per tutti e tre i campi analizzati.

Anche i medici del Centro Epilessia dell’ASST Santi Paolo e Carlo hanno da tempo iniziato ad utilizzare la telemedicina con il teleconsulto, nell’ambito delle loro attività di assistenza ai pazienti con epilessia in cura presso l’ospedale Ruaraka Uhai Neeema Hospital di Nairobi, Kenya. Qui si utilizza la telemedicina per effettuare visite a distanza e per la lettura di elettroencefalogrammi effettuati in ospedale. I pazienti, inoltre, registrano le crisi epilettiche attraverso dei video girati presso il proprio domicilio e li inviano per l’analisi ai medici.

“Questa esperienza ha facilitato l’avvio della telemedicina per continuare a seguire regolarmente i pazienti del Centro Epilessia durante l’emergenza della Pandemia”, commenta Maria Paola Canevini, Presidente di San Valentino Onlus.